Bio

Riccardo Riccucci, 1979, è un artista di Sarnano (Mc).

Il suo avvicinamento al mondo dell’espressività artistica avviene in piena maturità, a seguito di un percorso di introspezione profonda, di analisi caratteriale, psicologica ed emozionale, che lo porta a modificare in modo radicale il “sentire” quotidiano e le relazioni sociali. È da qui che parte la ricerca di una via espressiva più diretta e più empirica che confluisce nello sperimentare, dapprima il mondo del legno, quindi quello di altri materiali che con il legno tendono a sposarsi armoniosamente: l’amore per la resina epossidica è fulminante.

L’utilizzo primordiale di essa si rivela la vera svolta della forza espressiva dell’artista.

Riccucci scopre nella resina una materia dalle infinite possibilità. Un elemento affascinante, misterioso, indisciplinato, ingovernabile, materico ed evanescente allo stesso tempo. Una sostanza atavicamente capace di donare profondità e spessore alle opere in cui è utilizzata, spesso in unione con altri elementi, quali colori acrilici, smalti, pietre, foglie, terra. I colori decisi e le sfumature intonate sono la fonte essenziale dell’opera di Riccucci, coinvolgendo psicologicamente lo spettatore attraverso un movimento determinante ed incisivo, strizzando l’occhio al concetto di <em>art pour l’art</em>, ripreso nell’ottocento da Victor Cousin che pone in risalto l’autonomia del fare artistico rispetto a dinamiche di tipo concettuale. La sua arte, rivelazione innovativa per la nostra epoca, è guidata dalla curiosità e dall'impegno a inseguire traguardi non ancora conosciuti. Egli è attratto da cose che altrimenti verrebbero nascoste, ignorate o scartate e, attraverso la raccolta e la ricerca, riutilizza una varietà di materiali, spesso impregnati di una vita passata, portatori inconsapevoli di una storia da raccontare. La pratica in laboratorio è guidata dal processo: è un ciclo continuo di esplorazione, scavo e dissezione, talvolta delicato, talvolta violento, coinvolgendo tutti i tipi di strumenti manuali, elettrici e meccanici per tirare, rompere, tagliare, bruciare, graffiare e intagliare.

Nell’espressionismo astratto, le resine obbediscono all’impulso creativo dell’artista che, lontano dal concetto di mimesi, imbastisce il discorso espressivo con argomentazioni cromatiche dalle tonalità contrastanti e timbriche squillanti. La materia, grossolana e palpabile sembra voler superare il limite bidimensionale del supporto e, aggiunta alla scelta non poco impegnativa dei rilevanti formati, rafforza l’originalità dello stile di Riccardo Riccucci. Anche nella figurazione la sua ricerca estetica poggia sulla fisicità della pittura e sull’essenzialità delle forme, talvolta appena accennate e libere dalla marginalità di ancillari dettagli. Con evidenti tracce del percorso materico, esse svelano il legame dell’artista al suo paese di origine ed alla Natura. L’albero, soggetto precipuo della sua poetica, vibra di valenza simbolica ma ne rappresenta spesso anche gli stati d’animo; l’uso del nero negli sfondi, rimanda spesso a quell’<em>aliquid</em> indefinito da cui l’occhio dell’osservatore viene di sovente catturato, incuriosito; le prospettive centrali e i primi piani, sono elementi che concorrono ad irrobustire un espressivismo coloristico di forte presa emotiva.

La sperimentazione artistica di Riccardo Riccucci, attraverso la tecnica dell’<em>assemblage</em>, trova spazio anche nelle sfere progettuali dell’arte povera. Riconducibili ai primi esperimenti delle avanguardie storiche, le opere si presentano, il più delle volte, coerenti con la poetica del paesaggio e della Natura, di cui si può prendere nota già nel linguaggio figurativo dell’artista. Paglia, alghe o foglie di tabacco subiscono una trasmutazione, perdono la loro naturale funzione per assumere lo status di opera d’arte. La superficie accoglie le composizioni ordinate, razionalizzate e ritmate in sequenza, quindi si volumizza con rilevante plasticità. Emerge con evidente chiarezza che Riccucci avverte l’urgenza di bilanciare il fare artistico, istintivo ed immediato delle opere astratte, con una progettualità mirata, rielaborata più volte nei materiali e strutturalmente orientata ad un virtuosismo compositivo di indubbio fascino estetico.

L’arte di Riccardo Riccucci nasce dalle sue esperienze di vita, dai suoi valori, dalla profondità e dalle innumerevoli sfumature dell’animo umano. L’artista sperimenta una forma di pittura che ha il compito di scavare nella mente dell’individuo, la sua opera diventa una sorta di libro aperto, una narrazione delle emozioni, deliziose o turbolente, che prova con la parte più profonda del suo Io. Nelle sue opere affiorano energie misteriose, abitate da una sorta di misticismo onirico o spirituale dove convergono linee, colori, forme astratte, reali o geometriche; la sua pittura è istintiva, ricca di esperimenti tecnici ed introspezione, dove subentrano elementi essenziali per una continua e ricercata evoluzione personale.

 

“Essere un artista è qualcosa che ti porti dentro da sempre. Devi solamente togliere le erbacce dal sentiero che lo porta alla luce.”

“Riuscire a far provare emozioni agli altri è quanto di più appagante ci possa essere.”